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Il Museo Archeologico "Villa Abbas"

Dal 1997 (anno della sua apertura), il Museo Archeologico "Villa Abbas" è ospitato in un piccolo edificio degli inizi del '900, già sede municipale, caserma e scuola, restaurato negli anni '90. Tale edificio sorge su preesistenze nuragiche e medievali, e probabilmente ha rappresentato, almeno fino dall'età moderna, un punto cruciale dello spazio di gestione del potere della comunità di villaggio di Sardara. Sia il museo che la cooperativa devono il loro nome al toponimo che, in epoca medievale, identificava un insediamento situato nella vicina località termale e che probabilmente si sviluppò già in epoca romana ("Villa Abbas", infatti, significa "città delle acque" in lingua sarda). Il Museo di Villa Abbas dispone di un ricchissimo bookshop dove è possibile trovare, oltre agli oggetti in ceramica proposti in questo sito, tanti altri gadget e vasta collezione di libri di storia, arte, archeologia e antropologia della Sardegna, con una specifica sezione per i più piccoli.

L'esposizione museale

La collezione, il cui periodo cronologico di riferimento va dalla preistoria al Basso Medioevo, si sviluppa su due piani e comprende i reperti archeologici rinvenuti durante le campagne di scavo condotte su una fascia di comuni che, da Sardara a Monastir, si estende nella subregione nota come Medio Campidano (la parte centrale della più vasta pianura della Sardegna, nella sua area sudoccidentale).

Le Sale I e II

La Sala I, detta anche sala didattica, fornisce ai visitatori gli strumenti visivi e concettuali per una lettura corretta e consapevole del percorso museale, e illustra, oltre ad un breve excursus delle diverse fasi cronologiche della storia sarda, i vari momenti della lavorazione della ceramica, elemento essenziale della cultura materiale di tutte le civiltà nonché importante fattore di datazione.

All’interno della sala è presente anche uno spazio di lettura dotato di una ricca biblioteca ed una postazione internet a disposizione di visitatori e non.

Nella Sala II sono esposti i reperti rinvenuti nell’area archeologica di Santa Anastasia, a 200 mt dal museo e che prende il nome dall’intitolazione della chiesa bizantina edificata fra il V ed il IX sec. d.C. sui resti dell’insediamento nuragico. Alcuni sono particolarmente degni di nota:

  1. Il primo è un frammento di vaso ceramico recante la stilizzazione di una figura antropomorfa, esempio più completo di rappresentazione della figura umana su ceramica
  2. La ciotola-versatoio, unico oggetto rinvenuto all’interno del pozzo sacro e riconducibile alla complessa ritualità nuragica che riconosceva nell’acqua (oggetto e strumento del culto) un elemento fondamentale;
  3. Due figurine in bronzo (o “bronzetti”) di cui una zoomorfa e una antropomorfa, forse intenta a suonare uno strumento a fiato e seduta su una struttura che gli archeologi hanno ritenuto essere una capanna.

Si segnala inoltre la presenza , in ogni sala, di restituzioni grafiche dei vari siti cui si fa riferimento.

La necropoli romana di "Terr'e Cresia" e le Sale III, IV e V

La necropoli romana di “Terr’e Cresia” (lett. “Terra della Chiesa”, in esplicito riferimento ad un’area rurale di pertinenza ecclesiastica) è invece il sito di interesse delle Sale III e IV (la Sala IV è la prima del secondo piano, subito in cima alle scale).

Questa area sepolcrale, il cui uso è ascrivibile ad un arco di tempo che va dal I° sec. a.C al III d.C., ha finora restituito un centinaio di tombe a fossa terragna di individui sepolti, insieme a ricchi corredi funerari con oggetti di ogni genere (gioielli, contenitori di prodotti per la cura del corpo, monete, resti alimentari ecc.), secondo i riti dell’inumazione e dell’incinerazione (cremazione).

La Sala V conserva i reperti rinvenuti nei diversi siti del territorio sardarese, tra cui le copie perfette dei due famosi arcieri in bronzo casualmente rinvenuti, nel 1913, in una tomba all’estremità settentrionale del paese e databili al IX/VIII sec. a.C. Gli originali sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Si tratta di due dei più pregiati esempi di piccola statuaria nuragica.

Sala VI o Sala del Castello

Attraverso la sesta sala si compie un notevole balzo in avanti, fino al medioevo.

Qui sono infatti esposti i materiali provenienti dalle campagne di scavo condotte presso il Castello di Monreale, vasto complesso fortificato (a 3 km da Sardara) costituito da un imponente mastio, in posizione centrale sulla sommità del Montis Regalis delle fonti medievali, e da una lunga cinta muraria che ingloba un modesto borgo, elementi che riferiscono sia della destinazione residenziale che di quella di controllo e presidio del territorio. 

L’origine della struttura è ragionevolmente ascrivibile al XII/XIII secolo, nell’ambito del periodo giudicale, ma esiste una data certa, il 1275, come momento di costruzione o comunque di adeguamento, con il XIV e la prima metà del XV secolo da considerare come momenti di massimo utilizzo. L’indiscussa importanza del sito in epoca medievale è certamente data dalla sua posizione strategica, che ne fece uno dei pilastri della linea difensiva del Giudicato d’Arborea, uno dei quattro regni autonomi in cui era divisa la Sardegna nonché il più longevo (si estinse ufficialmente solo nel 1420).

Tra i manufatti di maggior pregio conservati all’interno della sala, spicca la bella collezione di oggetti in ceramica maiolica valenzana, impreziosita da splendidi decori smaltati.

E’ il caso del pregevole piatto con decorazione blu cobalto raffigurante un maestoso volatile (forse un pavone o un falco) su una base di motivi vegetali noti come anillos con discos. 

L’impressionante quantità di materiali restituiti dalle indagini che hanno coinvolto il castello rimanda senza dubbio alla posizione di grande importanza e centralità che l’isola mantenne per tutto il medioevo, rappresentando un interlocutore privilegiato ed un punto nevralgico dei traffici commerciali del Mediterraneo occidentale. 

Sale VII e VIII

Le ultime sale, VII e VIII, conservano invece i reperti rinvenuti nei territori della fascia di comuni tra Sardara e Monastir (in direzione Cagliari, sulla S.S. 131). 

Rilevanti, nella Sala VII, sono le produzioni materiali delle culture di Monte Claro e Campaniforme (età prenuragica), così chiamata per la particolare forma di manufatti ad essa riconducibili, alcuni dei quali ricordano campane rovesciate (soprattutto i bicchieri), oltreché per le specifiche tipologie decorative ottenute con tecniche diverse (spago, pettine, conchiglia).

Infine, nell’ultima sala (VIII) sono conservati numerosi reperti d’età punica provenienti da Serrenti e Furtei, nonché oggetti riferibili ad altri siti nuragici nei territori limitrofi.

Il Museo Archeologico Villa Abbas dispone anche di un percorso per non e ipovedenti, che corre parallelo a quello per i normodotati. Si compone di un sistema di scrittura Braille e di una serie di oggetti fatti per essere letti al tatto, per lo più riproduzioni dei reperti più caratteristici conservati nel museo.  

dal1986

Costituzione

The Villa Abbas Cooperative Society is officially established.

Allestimento

Work begins on setting up the Villa Abbas Archaeological Museum.

Apertura

Inauguration of the Villa Abbas Archaeological Museum. Finally, Sardara has a repository of its identity.

Oggi

Over the course of over thirty years, Villa Abbas has distinguished itself as a cultural center of absolute interest for the entire Medio Campidano area, thanks to a particular approach towards the protection and for its position as a link between the community and research.
1986
1995
1997
2021
INSIDE THE MUSEUM

Gallery

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